I Bizzozero furono un tassello molto importante per la storia dell'arte fusoria sette-ottocentesca della Lombardia e non solo, appresero i primi fondamenti della loro attività grazie allo stabilirsi in Varese già dalla fine del XVI secolo dei Sottile, famiglia di maestri fonditori di campane originari della Lorena (Francia), la cui attività cessò nei primi decenni del settecento, quando la famiglia Bizzozero rilevò l'attività.
Attualmente la campana più antica certamente attribuita alla fonderia Bizzozero è quella fusa nel 1733 da Carlo Francesco per la chiesa di Sant'Antonio a Somma Lombardo, campana ora facente parte del concerto del Santuario della Madonna della Ghianda; non si sa se questi sia il progenitore che rilevò le attività dei Sottile ma la sua firma composta dalle lettere CFBF compare anche nel 1737 per una campana destinata ad una chiesa della Valtellina e, intorno al 1750, per due campane montate sul campanile della chiesa di Santa Maria a Vengono Superiore.
A partire dalla metà del XVIII secolo si diffuse il marchio ovale con le parole BIZZOZERI / UARISIENSES / FECERVNT, ovvero "fecero i Bizzozero varesini", ed infatti inizia in quel periodo l'attività di Giambattista e Giovanni Bizzozero. Sulle prime grosse campane fuse al termine dello stesso secolo Giovanni adotterà invece un marchio raffigurante l'antico stemma di famiglia circondato dalle lettere GBF; tra questi complessi possiamo citare quello da tre campane che nel 1788 fuse per Giubiano di Varese e successivamente quello creato nel 1789 per Castel San Pietro nel Canton Ticino. Nel 1792 fondeva quello composto da cinque bronzi in DO3 per la Collegiata di San Lorenzo a Chiavenna, da alcuni giudicate tra le migliori campane della vallata; dello stesso anno è il campanone di Pallanza, un SI naturale che ne fa la più grande campana creata da questo fonditore attualmente nota. Nei primi anni dell'ottocento Giovanni userà un cartiglio molto simile a quello che poi userà Felice, con le parole IOANNES BIZZOZERUS UARISIENSES FECIT; da notare che l'uso della lettera U anzichè della V nella parola UARISIENSIS non è un errore, ma è stata riscontrata anche in diverse lapidi cimiteriali del periodo.
Nel frattempo operò anche Paolo Andrea, la cui unica campana conosciuta e datata 1776 è conservata nella Chiesa di Sant' Ambrogio a Morazzone (VA). Dopo Giovanni nel 1795 compare la prima firma di Giuseppe Bizzozero per un concerto di due campane per Gandria, in Canton Ticino. Alcuni esempi del suo lavoro si trovano a Nerviano (1812) e ad Abbiate Guazzone (1816), due concerti entrambi composti da sei campane in SI2; Giuseppe utilizza come marchio lo stesso usato dai suoi avi, con il cartiglio ovale e la scritta BIZZOZERI UARISIENSES FECERVNT. Nel 1823 vengono fuse le sei grandi campane in LA2 per la Collegiata di Bellinzona, mentre sul finire del 1825 dopo mesi di preparazione vengono ultimate le otto grandi campane in LAb2 destinate alla Basilica di San Vittore a Varese; del peso complessivo di oltre undici tonnellate, queste campane sono ritenute da molti come le migliori mai fuse da questa famiglia. Sulla campana maggiore compaiono inoltre per la prima volta anche i nomi di Antonio e Felice, i due figli di Giuseppe che ne erediteranno la fonderia alla sua morte, avvenuta nel 1828. Con la fusione del concerto della basilica varesina giungerà al culmine la rivalità con la fonderia concorrente dei Comerio, già di Malnate poi trasferitasi a Milano; già nel 1811 i Bizzozero furono minaccati di morte da un altro concorrente, questa volta di Locarno.
Antonio Bizzozero non firmerà altre campane, così come Innocente, presente in fonderia nel 1823: la guida della ditta sarà affidata all'altro figlio di Giuseppe, Felice Bizzozero (1799-1877).
Dopo la fusione delle campane per la Basilica di Varese il nome della fonderia divenne famoso anche oltre i confini del varesotto; nuovi ordini iniziano a giungere dalla Brianza, dal bergamasco e dal pavese. Questo periodo particolarmente florido coincise con la gestione di Felice Bizzozero, uno tra i più importanti fonditori italiani del secolo.
Attualmente le campane più antiche da lui realizzate sono datate 1830 e si trovano nel Canton Ticino, nella chiesa di Corcapolo. Nel 1834 fonde per la chiesa di Urgnano il suo primo complesso da otto campane, ma furono i concerti composti da sei bronzi in SIb a fare la sua fortuna; il primo ad essere prodotto fu quello di Castelletto Ticino, nel 1841, poi fu la volta di quelli di Rovagnate (1846), Inverigo (1856) e Galbiate (1858). Altri concerti con caratteristiche simili sono stati destinati a Parabiago (1831), Zogno (1847), Magenta (1858, donate dall'Arciduca Massimiliano d'Austria) e Lonate Pozzolo (1871), ma diversi fattori, tra cui la requisizione bellica del 1942, ci hanno impedito di continuare a godere del loro suono.
Per quanto concerne i concerti da otto campane, Felice fonderà diversi concerti in DO3 (Tortona nel 1842 e Malesco nel 1861), in SIb2 (dopo il già citato Urgnano abbiamo Treviolo nel 1843, Villa d'Almè nel 1850 ed Osio Sopra nel 1855), in LA2 (Bottanuco nel 1841 e Saronno nel 1844) e nel 1843 quello in LAb2 destinato a Desio, del peso complessivo di undici tonnellate ed oggetto di diverse registrazioni fonografiche che ne hanno reso famoso il suono in tutta la penisola.
Felice usò varie formelle per marchiare le sue campane, tuttavia quella più famosa mostra due rami di'alloro che racchiudono le parole FELIX BIZZOZERUS VARISIENSES FECIT. Nel 1868 su alcuni documenti relativi al preventivo di cinque campane in DO3 per la chiesa parrocchiale di Cernobbio (consegnate nello stesso anno) appare la prima firma di Giulio Cesare Bizzozero.
Nel periodo tra il 1850 ed il 1860 fu attiva una succursale a Milano, sita in Borgo degli Ortolani al numero 726; in questa sede, aperta probabilmente in quanto la fonderia di Varese non era in grado di soddisfare tutte le richieste, videro la luce campane di ottima fattura, come quelle destinate a Gerenzano nel 1850 e a Brezzo di Bedero nel 1855. L'abitazione di Felice Bizzozero a Milano era localizzata nella contrada della Lupa al numero 3263.
Giulio Cesare Bizzozero nacque a Varese il 6 gennaio 1833, figlio di Felice Bizzozero e Carolina Veratti. Si laureò in giurisprudenza, esercitando il mestiere di avvocato per alcuni anni; nel 1859 da volontario prese parte alla seconda Guerra d'Indipendenza, combattendo anche la battaglia di San Martino. Suo padre morì nel 1877 e pertanto egli lasciò l'avvocatura per occuparsi della gestione della fonderia. Ebbe diversi incarichi in Municipio: fu eletto consigliere nel 1874 ed in seguito assessore supplente per gli anni dal 1878 al 1886. è stato facente funzioni di sindaco nel 1878 in occasione dell'importante Congresso della Società Italiana di Scienze Naturali in Varese. Scrisse e fece pubblicare nel 1874 il volume "Varese e il suo territorio. Guida descrittiva", mentre del 1882 pubblicò "Le belle arti nel territorio varesino. Raccolta di pitture e sculture antiche e moderne", illustrata con sessantuno tavole con disegni e litografie del pittore Pasquale Baroni. Questo importante volume ripercorre la storia dell'arte nel territorio varesino a partire dall'undicesimo secolo.
Suo fratello è Giulio (1846-1901), Senatore del Regno d'Italia nonché medico di fama mondiale, ritenuto il padre dell'istologia italiana e uno dei più significativi precursori della medicina preventiva. Il suo nome è legato ad alcuni premi nobel, tra cui Camillo Golgi.
Giulio Cesare fu colui che concluderà l'ormai ultracentenaria attività familiare, iniziando ad affiancare il padre intorno al 1870, anche se le campane vengono ancora marchiate con il nome del titolare effettivo; dopo la morte di Felice egli fuse concerti per Baceno (1878), Somma Lombardo (1880) e Calcinate (1884). Sul finire del secolo la tecnologia disponibile rese possibile il montaggio delle campane su ceppi e castelli in ghisa anzichè in legno, pertanto già nel 1876 la fonderia Bizzozero strinse un primo accordo con Angelo Bianchi concernente la fornitura di ferramenta in ghisa da fornire insieme alle campane. Nel 1886 fuse quello che si ritiene essere il canto del cigno della fonderia varesina, ovvero il grande concerto di nove campane in LA2 per la Basilica di San Giovanni Battista a Busto Arsizio (concerto poi ampliato da Pasquale Mazzola nel 1895 con l'aggiunta del semitono). Tra i suoi clienti più celebri citiamo San Giovanni Bosco, che gli commissionerà due concerti, entrambi composti da cinque elementi: il primo nel 1881 in MIb3, per la chiesa di San Giovanni Evangelista a Torino mentre il secondo, in SIb2 fuso nel 1887, destinato alla chiesa del Sacro Cuore in Castro Pretorio, a Roma. Il marchio di questo fonditore, comparso dopo la morte di Felice, è un semplice cartiglio con le parole G. CESARE BIZZOZERO VARESE.
Giulio Cesare morì il 15 maggio 1888 senza lasciare la fonderia al figlio Beno, allora quindicenne, che si spegnerà a sua volta nel 1895 a soli ventidue anni. L'attività sarà quindi rilevata da Angelo Bianchi nel corso dello stesso anno; con questo avvenimento si concluse una storia durata almeno 150 anni e che ha regalato all'Italia dei concerti campanari di altissimo livello.
Testo a cura di Marco Righetto